“Sono trecento, sono giovani e forti, e sono morti!” Inizia così “Il collezionista di Sapri”, una famosa poesia italiana. Luigi Mercantini, poeta dell’Unità, lo compose ispirandosi alla fallita spedizione di Sapri di Carlo Pisacane del 25 giugno 1857, che voleva scatenare una rivoluzione contro i Borboni nel Regno delle Due Sicilia. Mercantini racconta la storia attraverso questo umile spazzino, un contadino che per caso scorge uno sbarco dell’esercito Pisacane e segue i guerrieri per aiutarli, impotenti, nel loro massacro per mano dei Borboni.
Il Comune di Sapri, nella regione italiana della Campania, nel sud del Paese, ha deciso che il famoso netturbino merita una statua per essere ammirata da residenti e turisti che vengono in città in estate, che è considerata una gioiello della zona. dal Cile. Quello che non potevano aspettarsi era che la statua, che è stata svelata questo fine settimana, avrebbe suscitato tante polemiche.
“Questa è una violazione delle donne e della storia che devo celebrare”, ha criticato l’ex presidente del Parlamento
Il più famoso esattore delle tasse è stato raffigurato dal realista Jean-François Millet in un dipinto dello stesso anno della spedizione di Pisacane, che in seguito divenne un simbolo del patriottismo francese. Questa statua, invece, sembra destinata a diventare un simbolo del sessismo in Italia. Alla presenza dell’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ora leader del Movimento 5 Stelle (M5E), in tournée elettorale nella regione, il lancio di Gleaner sabato ha suscitato un’enorme ondata di critiche, soprattutto da parte della politica femminista, arrabbiata con quello che hanno visto, pensatelo come una versione sessualizzata del contadino protagonista della poesia di Mercantini. La rabbia era comprensibile: l’abito suggestivo si aggrappava al corpo della donna, esponendo i suoi seni e glutei, come se fosse nuda.
“Questa è una violazione delle donne e della storia che devo celebrare. Il machismo è uno dei crimini italiani”, ha affermato l’ex presidente del Parlamento Laura Boldrini. “Uno schiaffo alla storia e alle donne che sono ancora un corpo sessuale. Questa statua non dice nulla sull’autodeterminazione di chi sceglie di non lavorare contro gli oppressori borbonici”, ha affermato la senatrice democratica Monica Cirinnà. La prima a criticarlo è stata l’ex senatrice Manuela Repetti, che in un articolo sul suo blog ne ha chiesto il ritiro e ha notato che, tra i partecipanti all’inaugurazione, c’era «quelli che sembravano quasi imbarazzati, che sembravano rapiti da la curva di marmo. statua e che, con le mani sul petto, dall’immagine riusciva a evocare sentimenti di patriottismo”.
La critica non sembrò colpire lo scultore Emanuele Stifano, il quale difese di voler rappresentare gli ideali di donna e il risveglio delle coscienze, e che quando realizzava una statua cercava sempre di coprire il corpo umano il meno possibile possibile. possibile. “Se dipendesse da me, lo farei completamente nudo”, ha promesso. Piaceva anche al sindaco Antonio Gentile, convinto che fosse stato fatto con “perfetta maestria ed esecuzione”. Hanno avuto il tempo di studiare possibili difetti: Conte doveva venire ad inaugurarlo all’inizio del 2020, quando governava l’Italia, ma è stato per tutto questo tempo rinviato a causa della pandemia.
La statua è stata curata dal Comune di Sapri, Parco Nazionale del Cilento e dalla Fondazione Grande Lucania, il cui presidente, il senatore M5E Francesco Castiello, ha dichiarato che la statua non aveva alcun carattere sessuale. “La statua è realistica per due motivi”, ha detto. Prima linea -. La prima è che perché il 25 giugno in questi Paesi fa un caldo torrido e un esattore delle tasse è costretto a indossare una camicia leggera, non può portare un cappotto pesante». Il secondo motivo, sostiene, è che, “statisticamente”, “le donne del sud tendono ad essere più voluttuose, con le curve”, rispetto a quelle del nord del Paese, considera la rappresentante dell’Italia, 79 anni.
La Espigadora non è la prima statua italiana a suscitare simili polemiche. A Bologna, nel 2001, è stata collocata una statua dedicata ad una lavandaia apparsa completamente nuda al lavoro, omaggio che doveva essere tributato alle donne che lavavano i panni della prospera famiglia bolognese nel canale del Reno.
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