Muore Franco Battiato, il mistero che ha rivoluzionato la musica italiana | cultura e divertimento

L’Italia si sveglia oggi con la morte di uno dei suoi artisti più amati, Franco Battiato, autore di inni come “Voglio vederti danzare” che ha lasciato un segno indelebile nella scena musicale che ha evocato sperimentazione ed eclettismo.

Battiato (Ionia, 1945) morì all’età di 76 anni dopo una “lunga malattia”, secondo la famiglia, formula usata quando non voleva fornire ulteriori dettagli, perché la sua vita personale era sempre custodita con grande zelo, soprattutto in la sua vita. anni recenti. .

ADDIO DA UN ENIGMA

La cantautrice ha lasciato la musica e la vita pubblica nel 2017 senza un addio formale, dopo una caduta che l’ha vista precipitare in una “vecchia guarigione”, come suggerisce il suo quartiere.

Da allora si è confinato nella sua villa nella città siciliana di Milo, tra il vulcano più attivo d’Europa, l’Etna, e il mare, nella stessa zona dove visse uno dei più grandi musicisti italiani, Lucio Dalla. morto nel 2012.

Il funerale si svolgerà domani in maniera molto riservata e saranno presenti solo pochi amici e parenti che lo hanno accompagnato negli ultimi anni di malattia, poiché non è sposato né ha figli.

Le sue spoglie saranno cremate, come desidera, e le sue ceneri saranno depositate a Villa Grazia, la casa di Milo che il musicista ha dedicato alla madre.

Il fratello Michele ha parlato di una “progressiva perdita” di facoltà al punto da “non essere a conoscenza” della propria morte: “Nelle ultime ore non sapeva, non c’era, fortunatamente è caduto in un profondo coma ..”, alla lettera il telegiornale “Il Corriere della Sera”.

ITALIA, IN DUE

La morte di Battiato ha lasciato un enorme vuoto nella cultura italiana piena di lodi e lo ha salutato con parole di apprezzamento e gratitudine per la sua eredità.

La città di Catania in Sicilia ha dichiarato il suo lutto e ha abbassato tutte le sue bandiere a mezz’asta in segno di rispetto.

Il capo dello Stato italiano, Sergio Mattarella, anche lui siciliano, è stato “profondamente addolorato” per la morte di un artista che ha definito “colto e raffinato” e proprietario di “uno stile inconfondibile” frutto di “studi intensi e sperimentazioni frettolose”. .

“Signore”, “impareggiabile”, “maestro della parola”, “filosofo” o “unico” sono alcuni degli aggettivi a lui dedicati da personalità di spicco della politica italiana, come il Ministro della Cultura, Dario Franceschini, o il Ministro degli Affari Esteri, Luigi DiMaio.

Ma anche alcuni degli artisti più in vista del Paese, da Laura Pausini, Eros Ramazzotti, Tiziano Ferro o Marco Mengoni all’attore Carlo Verdone, al veterano presentatore Pippo Baudo o al rocker Vasco Rossi, nella lista infinita delle celebrità nazionali.

BATTIATO E VERSATILITÀ CREATIVA

Il cantautore ha conquistato il mondo fin dagli anni Settanta con uno stile quasi mistico e criptico, mescolando musica colta con musica popolare, musica elettronica con musica etnica, con testi criptici mossi da accordi provenienti da tutte le coste del Mediterraneo, Medio Oriente e Africa. e traducilo in spagnolo.

Nel 1981, dopo aver vinto al Festival di Sanremo e poco prima di rappresentare l’Italia all’Eurovision, il musicista magro con il naso sporgente pubblica “La voce del padrone”, un album che con il suo stile stravolge gli schemi musicali e diventa il primo italiano a superare un milione di copie vendute.

Questo album contiene una canzone che tutti ricorderanno, “Permanent Center of Gravity”. Fu l’ordinazione di un artista che incatenò trenta dischi con inni come “Voglio vederti danzare” (1982), “La stagione dell’amore” (1983) o “La Cura” (1996).

Ma le ricerche artistiche di Battiato non conoscevano limiti: compose opere come “Genesi” (1987), in sanscrito, persiano o greco, e “Gilgamesh” (1992), realizzò film come “Perdutoamor” (2003) e dipinse dipinti sotto il nome travestito da Suphan Barzani.

Il suo ultimo album, la sua classica e inedita recensione con la Royal Philharmonic Orchestra di Londra, esce nel 2019 e si intitola “Torneremo ancora”, una promessa che non ha mantenuto, o sì, senza dubbio monaci, questa modernità non scomparirà mai del tutto.

Proprio questo desiderio, che trascende, appare già in uno dei brani del suo primo album, “Fetus” (1972), in cui esprime il suo desiderio di viaggiare “più veloce della luce intorno al sole, come una macchina del tempo e contro la riluttanza del tempo.” “.

Di Gonzalo Sanchez

Jacqueline Andrus

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