Greta Beccaglia, giornalista sportiva italiana, ha fatto scalpore nel suo paese, non per i fatti sportivi, ma per l’aggressione sessuale che ha subito in diretta, in televisione, mentre seguiva la partita Empoli-Fiorentina. Era sabato 27 novembre, quando, come ogni sabato di campionato, Greta Beccaglia, 27 anni, stava realizzando davanti allo stadio un servizio post partita per il suo canale Toscana TV. Dietro di lui, vediamo i tifosi che lasciano lo stadio in gruppi, mentre uno di loro lo fissa duramente e gli dà uno schiaffo nel culo con la mano, prima di allontanarsi. Immediatamente il giornalista lo ha informato che “questo è inappropriato“, ma un altro uomo che ha visto la scena ha provato a fare lo stesso, un terzo ci riuscirà dopo che la telecamera si sarà spenta, cioè dopo tanto tempo di disagio.
La scena ha sconvolto l’Italia. Per qualche ragione. Innanzitutto perché il presentatore dello studio non ha difeso il giornalista, ma gli ha detto: “Dai, non sbagliare strada.” Poi, perché davanti allo stadio, intorno a lui, nessuno ha reagito. E infine a causa di quella notte, tutte le partite di Serie A, Ligue 1 italiana, erano dedicato alla lotta alla violenza sulle donne. Da domenica la storia ha fatto notizia ovunque, in tv, alla radio, sulla stampa.
Greta Beccaglia ha deciso di non rimanere stupita: ha sporto denuncia per violenza sessuale, la procura di Firenze ha aperto un’inchiesta ed è stato trovato l’aggressore. Si tratta di un padre italiano, Andrea Serrani, sulla quarantina, ristoratore senza storia. Martedì è stato condannato a tre anni di squalifica allo stadio e in un comunicato ha detto di non aver fatto nulla di male, di aver sempre rispettato le donne, che inoltre aveva una figlia, ma era arrabbiato per aver perso .
Nessun senno di poi, nessuna domanda. Il tipo di reazione che non finisce mai, testimoniato dalle migliaia di messaggi arrabbiati pubblicati sui social network. “Questo è un gesto serio, non lo capisce, riassume Greta Beccaglia in Corriere della Sera, Ecco perché presento una denuncia, per tutte le donne che a loro volta subiscono violenza lontano dalla telecamera, senza il supporto di cui sto approfittando oggi, in modo che vedendo la mia reazione, intraprendendo azioni legali, sappiano che è possibile. “Il giornalista che ha aggiunto di voler trasformare il suo trauma in qualcosa di utile, che ha aiutato le vittime e alla fine ha interrogato gli uomini, tutti, sostenitori, padri, fratelli, zii, amici, mariti, quelli che si dicevano che non c’era niente sbagliato.
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