STORIA – Preoccupato “per le ricadute democratiche”, ha lanciato un appello a una politica europea “unita” a sostegno dei migranti.
Domenica, di fronte ai profughi sull’isola greca di Lesbo, dove il papa ha concluso questo lunedì un viaggio altamente politico, Francesco ha lanciato un disperato appello in tutta Europa per “sbloccare” situazione dei migranti quasi imprigionati nei campi alle porte del Vecchio Continente, invocando politiche migratorie aperte ed europee per evitare “distruzione della civiltà”.
Sembrava felice di salutare, quasi una per una, le famiglie di profughi, soprattutto afgani e africani – “Aiutami, aiutami, aiutami”, uno gli ha lanciato addosso in francese – il papa ha persino chiesto al suo segretario di portare qua e là le coordinate dei migranti per farli uscire. Ma all’improvviso si oscurò mentre parlava, su quattro assi.
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Con un’aria seria, per prima cosa ha chiesto la politica europea “unire” e “grande portata” schierarsi con i migranti. Davanti al Presidente del Paese, Katerina Sakellaropoulou, ammette
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