La scena è stata filmata dal balcone di una donna del posto. Sono lunedì 10 gennaio, alle 14:30. Nel piazzale antistante la Chiesa di Santa Lucia, nel rione Prati, non lontano dal Vaticano, nel cuore di Roma, viene portata in processione una bara. Gli uomini formano una processione d’onore. Uno di loro gridò a gran voce: “Compagna Alessia Augello”. Al che tutti hanno risposto, in coro: “Presente!” (Presente!), Facendo un saluto romano: il rito funebre del “compagno” neofascista italiano, in onore del militante defunto. E poi all’improvviso, un manipolo di attivisti, in silenzio, ha sventolato una fatale bandiera rossa con una svastica, simbolo del nazismo, sulla bara, sotto gli sguardi sereni degli altri partecipanti.
Il video, pubblicato sul sito di informazione italiano Open, ampiamente condiviso sui social network, e ripreso dai media italiani, ha subito suscitato indignazione: come si è trasformato il funerale di questa donna in un memoriale neofascista? La defunta Alessia Augello, morta di trombosi all’età di 44 anni, era un’attivista del gruppo neofascista Forza Nuova.
Il video mostra La Repubblica, nota Vincenzo Nardulli, uno dei capi del gruppo neofascista. Sul posto sono intervenuti gli investigatori della Divisione Investigazioni Generali e Operazioni Speciali (DIGOS, Polizia italiana antiterrorismo) per avvertire di un disturbo all’ordine pubblico. Così hanno potuto raccogliere “prove” per condannare gli attivisti che hanno alzato la bandiera nazista sulla bara, ha proseguito La Repubblica.
Ma come poteva un prete locale accettare la manifestazione del potere neofascista e persino nazista alle porte di una delle sue chiese? Conosceva, peggio ancora, il suo complice? Fin dall’inizio due sacerdoti, tra cui il parroco, don Alessandro Zenobbi, hanno espresso alla stampa la loro rabbia, confermando che l’incidente è avvenuto a loro insaputa: “Preghiamo e confortiamo parenti e amici. (…) Purtroppo per quanto osservato fuori dalla chiesa al termine della celebrazione, è avvenuto senza il permesso del parroco, o del sacerdote celebrante, nessuno dei quali si è accorto di quello che stava per accadere. “Esprimiamo il nostro profondo dolore, delusione”, hanno proseguito i sacerdoti, ricordando che i gesti ei simboli usati da questi militanti provenivano da “un’ideologia estremista lontana dal messaggio evangelico di Cristo”.
“Un terribile simbolo inconciliabile con il cristianesimo”
Ma per dissipare l’ambiguità di fronte alle crescenti polemiche, la diocesi di Roma ha finalmente reagito il giorno successivo, tramite un comunicato. “Il vicario di Roma (vescovo di Roma divenuto papa, ndr) si rammarica espressamente che quanto accaduto ieri, davanti alla parrocchia di Santa Lucia, all’insaputa del parroco don Alessandro Zenobbi, sia avvenuto senza alcun segno o manifestazione che potesse far presagire cosa sarebbe successo dopo”.
La svastica era “un simbolo inimmaginabilmente terribile nel cristianesimo”, ha ricordato il sacerdote. “La strumentazione ideologica e violenta, ancor più a seguito di atti di culto e di vicinanza ai luoghi santi, per la comunità ecclesiastica di Roma e per tutte le persone di buona volontà della nostra città, resta grave, offensiva e inaccettabile”, ha denunciato ancora con veemenza la diocesi .
Il 16 ottobre decine di migliaia di italiani hanno marciato per le strade di Roma per chiedere la messa al bando del gruppo neofascista Forza Nuova. Manifestazioni in reazione ai violenti attentati, una settimana prima, erano state guidate dal deputato di Forza Nuova, dall’arresto, dalla sede della Cgil (L), principale confederazione sindacale del Paese.
Un episodio simile si è verificato lo scorso marzo durante un funerale in una parrocchia romana, con un coro e un omaggio romani, riporta La Repubblica. Ma il sacerdote aveva anticipato chiedendo i testi che i militanti della chiesa volevano leggere. Sulla bara viene poi issata una bandiera della Mezzaluna, simbolo del “Movimento Politico”, gruppo neofascista formatosi all’inizio degli anni ’80.
«Basta così», ha risposto il segretario del Pd Andrea Casu. Funerali e memoriali non possono essere un pretesto per difendere il fascismo e il nazismo”.
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