Se c’è un’opera che esprime ciò che rende grande un certo cinema italiano nell’arte di fondere autore e film di genere, spettacolo e visione politica, è l’opera contrastante e proteiforme di Damiano Damiani (1922-2013), per la quale paga la Cinémathèque française un omaggio più grande È divertente e importante perché molti dei suoi film non beneficiano ancora dell’edizione francese del DVD/Blu-ray.
Di Damiani il più delle volte si mantiene solo un periodo, certo importante, del cinema di censura, facendo eco allo scontro dell’Italia nel caos degli anni della dirigenza. legge del silenzio (La mafia fa le leggi), dominio patriarcale (Solo contro la mafia), corruzione (Confessione di un questore al pubblico ministero, con il Franco Nero dell’impero), questo tono politico sta già emergendo nel suo occidente El Chuncho, uno dei migliori nel suo genere, e che, sullo sfondo della rivoluzione messicana, fa strenue accuse antimperialistiche.
Improvvisi, intensi, attraversati da un’energia malata e dominati da una violenza secca, questi film contrastano con il loro primo periodo meno noto, cronache intime sornione, spesso adattate da opere letterarie – isola dell’amore proibita Secondo Elsa Morante, la noia e il suo diversivo, l’erotismo dopo Alberto Moravia. O la moglie di un altro uomo, marito disilluso vaga di notte, ricordando Vitelloni di Fellini. Raramente trovato nelle sale, a margine delle retrospettive.
La retrospettiva di Damiano Damiani al 29 maggio alla Cinémathèque française (Parigi XII). La moglie di un altro uomo (1963) nelle sale il 18 maggio.
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