“C’è ancora domani”: incontro con il regista del film che scosse l’Italia

Il film si apre con un enorme schiaffo in faccia. Un gesto diventato un’abitudine quotidiana anche se il suocero consigliava al figlio aguzzino: “Smettila di picchiarlo continuamente, altrimenti si abituerà. Un bello scatto, ma buono! » Il primo film di Paola Cortellesi, inizialmente conosciuta come comica televisiva, ha battuto tutti i record di ascolti in Italia, con oltre 5 milioni di telespettatori. Alcune ragazze hanno portato le loro madri a vederlo. Alcuni l’hanno visto due, tre volte. Girato in bianco e nero a Roma, “C’è ancora domani” ha un’atmosfera neorealista del dopoguerra poiché segue le vicende di una madre normale, Delia, determinata a ottenere la sua libertà nonostante gli abusi del marito. Gli insulti si verificano di fronte ai bambini. Soprattutto la figlia maggiore, che è innamorata di un ragazzo, ma rimarrà delusa se lo sentirà pronunciare la frase fatale: “Smetterai di lavorare, sei mia. »

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Come contrastare la diffusione del patriarcato abusivo? Con il suo tocco comico, “C’è ancora domani” ha attirato l’attenzione in Italia. Quando fu rilasciato, una giovane studentessa, Giulia Cecchettin, fu uccisa dal suo ex fidanzato. Un omicidio di una donna come tanti altri, ma che scatenò un massiccio movimento femminista nel Paese. Incontrare un regista nel bel mezzo di una questione sociale scottante.

©Daniele Venturelli/Daniele Venturelli/WireImage/Getty

LUI. “C’è ancora domani” è un omaggio alle donne nell’era post-fascista?

PAOLA CORTELLESI. Voglio salutare chi non ha fatto la storia, chi ha costruito il tessuto sociale del nostro Paese ma non è mai stato ringraziato. Queste donne allevano figli, svolgono migliaia di compiti mentre sopportano violenze e abusi di potere da parte dei loro mariti. Ho scritto la sceneggiatura basandomi sulle testimonianze di mia madre, di mia zia e di mia nonna. Tutte le donne della mia famiglia portano con sé le loro piccole pietre. Dedico questo film a mia figlia Laura, che ha 10 anni.

LUI. I personaggi di suo marito e del suo fidanzato sono fastidiosi. È per evitare l’identificazione?

computer Adeguata. A differenza dei gangster del cinema che hanno un lato affascinante, ho deciso di presentare i miei personaggi maschili come degli sciocchi sciocchi. Nessuno vuole essere come loro! Almeno lo spero.

LUI. Il tuo lungometraggio fa eco alla morte di Giulia Cecchettin avvenuta l’11 novembre 2023…

computer Una statistica rivela che in Italia ogni 72 ore muore una donna a causa della violenza domestica. Purtroppo si tratta dell’ennesimo femminicidio. L’impatto però è stato diverso dagli altri perché il padre e il fratello della vittima, invece di chiudersi nel silenzio del dolore, hanno trasformato il dolore in una lotta. Non so come abbiano trovato quel potere. E li ammiro. La parte italiana, però, ha reagito alla grande. Abbiamo assistito ad una vera e propria coscienza collettiva.

“Ho scritto la sceneggiatura basandomi sulla testimonianza di mia madre e mia zia. »

LUI. Il tuo film può cambiare la mentalità?

computer E’ solo un film, sto calmo. Ma Giorgia Meloni, il primo ministro, ed Elly Schlein, la leader dell’opposizione, hanno incoraggiato gli italiani a incontrarlo. Ne sono felice. Voglio che accettino di approvare riforme che sostengano l’”educazione sentimentale” nelle scuole. Insegnando ai bambini a rispettare i propri simili, eviteremo che le molestie sessuali continuino di generazione in generazione.

LUI. Sei stata un’icona femminista, considereresti una carriera politica?

computer Soprattutto no! Considero le mie capacità limitate al raccontare storie. Ho intenzione di continuare. Avevo paura di scrivere il mio secondo film, sapevo che la gente mi stava aspettando. Se solo potessi iniziare presto il terzo!

“C’è ancora domani”, di e con Paola Cortellesi, anche con Valerio Mastandrea, Romana Maggiora Vergano (1h58).

Jacqueline Andrus

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