Antonio Tabuchi, Scrivi per ascoltare, dialoga con Bernard Comment

Di Riccardo Borghesi

Ora sono passati dieci anni da allora[Antonio
Tabucchi|tag:Antonio
Tabucchi] lascia questo mondo. Da dieci anni non abbiamo più il privilegio di guardare con trepidazione il suo ultimo libro, appena pubblicato. Ed è possibile incontrarlo, disponibile e sempre accessibile, durante le presentazioni nelle librerie parigine.

Tabucchi ha scelto Parigi come sua terza casa, dopo Vecchiano e Lisbona, ed è alla Biblioteca Nazionale che la sua famiglia ha donato i suoi archivi (ricordo l’emozione di delineare i suoi scritti in un manoscritto qui esposto nel 2014, accanto al suo giro di occhiali intellettuali).

Cioè, poiché era a suo agio con la lingua molière, Tabucchi partecipava attivamente alle traduzioni francesi delle sue opere. “Scrivere per ascoltare” è proprio un omaggio a Tabucchi, a dieci anni dalla sua morte, da parte di uno dei suoi due principali traduttori francesi, Bernard Comment (l’altra è Lise Chapuis, di cui conoscerai già la bella traduzione di Calaciura).

Ma Bernard Comment è diventato anche un caro amico dello scrittore toscano, motivo per cui può avvalersi del ricco archivio personale di lettere e interviste, con cui ha compilato questo volume. I testi presentati, a parte una toccante introduzione, riguardano principalmente l’ultima parte della sua carriera letteraria, con riferimenti a quella che potremmo chiamare la “trilogia del tempo” (Si sta facendo tardi, si sta facendo tardi,
Tristano è morto, È ora di invecchiare).

Ciò che si nota subito leggendo questo dialogo è la calma e la fermezza dell’espressione di Tabuchi quando parla di letteratura. Così come l’intelligenza e la gentilezza del suo discorso.

Le risposte alle domande speculative, volendo una risposta teorica, per l’esatta verità nascosta dietro il testo, sono sempre riportate dall’autore a un livello superiore: l’origine del testo, il suo significato letterario, la sua visione estetica. mondo, tempo, relazioni umane.

Tabucchi sembra desideroso di rispondere alla domanda pressante (e talvolta un po’ prolissa) dell’amico in questo modo: posso dirti perché ti scrivo ma non posso (e non voglio) dirti cosa dovresti capire da cosa scrivo. Il volume si conclude con interviste umoristiche sull’attualità politica e sociale italiana dei primi anni 2000.

Un’intervista scattata sul momento e pubblicata qui per la prima volta, in cui il carattere toscano dello scrittore emerge in tutta la sua ferocia. Dove la disperata e incredibile vergogna per un italiano che aveva appena affidato anima e corpo a vent’anni di governo berlusconiano, è esplosa in imprecazioni catartiche che sembravano riecheggiare la bestemmia chilometrica di Benigni in “Ti amo Berlinguer“.

Daniel Jensen

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