La visita del ministro degli Esteri Luigi Di Maio a kyiv martedì 15 febbraio, incontro con il suo omologo russo, Sergei Lavrov, che si terrà giovedì a Mosca… Dall’inizio della crisi russo-ucraina, la diplomazia italiana si è dimostrata molto prudente; ora sembra determinato a farsi sentire. Certo, le elezioni presidenziali italiane hanno distratto molto i politici romani, ma senza dubbio questo ritardo è stato spiegato anche da una certa timidezza. Roma, infatti, è sempre stata attenta a mantenere buoni rapporti con Mosca, sia per la sua dipendenza energetica, sia per non privare le sue aziende di importanti sbocchi commerciali.
Martedì, durante la sua visita nella capitale ucraina, il capo della diplomazia italiana non ha cercato di giocare con l’ambiguità, esprimendo innanzitutto la volontà di mantenere “tutto aperto” ambasciata a kyiv, prima di riaffermare la sua “Sostegno inequivocabile e costante all’integrità territoriale e alla sovranità dell’Ucraina, anche nelle sue scelte di politica estera”, non senza tenere presente la necessità di mantenere il dialogo con Mosca.
L’Italia si affidava quindi, senza uno stato d’animo, alle posizioni espresse dalla diplomazia francese e tedesca. Questo allineamento non funziona senza un tiro alla fune politico. Lo dimostra l’audizione di Luigi Di Maio e del ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, davanti alla commissione per la difesa e gli affari esteri della Camera dei Deputati e del Senato, tenutasi il 7 febbraio.
Non giudicare Putin con occhi occidentali
Se il Partito Democratico (centro sinistra), attraverso il voto del Segretario Generale Il partito, Enrico Letta, e l’ex ministro Piero Fassino, chiedono una certa fermezza nel trattare con Mosca, pur sostenendo la posizione diplomatica italiana in questa crisi, questa linea è stata apertamente osteggiata da alcuni componenti della maggioranza, entrambi per riluttanza ad allearsi con gli Stati Uniti e per simpatia contro la Russia guidata da Vladimir Putin. Quindi, al presidente (M5S) della Commissione Affari del Senato, Vito Petrocelli, fautore della posizione mediana, “Ci sono alcune aree del mondo che collasserebbero senza un accenno di autoritarismo. La Russia è una di queste.. Inoltre, secondo lui, Vladimir Putin non dovrebbe essere processato “con una prospettiva occidentale esagerata”. Questa linea, lungi dall’essere marginale, è condivisa da tutti i partiti di destra e di destra, con sottili sfumature.
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