“Non siamo mostri”. Questo è praticamente l’unico messaggio pubblico che Giorgia Meloni ha consegnato dalla sua vittoria alle elezioni legislative del 25 settembre. In un video inviato domenica scorsa agli attivisti di Vox, in occasione di Esibizione del partito di destra spagnolache ha ricevuto anche messaggi da Donald Trump e Viktor Orban, il candidato alla presidenza del Consiglio ha lanciato: “In Italia hanno usato la nostra alleanza con Vox per definirci invisibili […] ma può davvero non essere visto un movimento politico sostenuto da milioni di cittadini?” Per il resto Giorgia Meloni è quasi scomparsa dalla scena mediatica degli ultimi venti giorni, impegnata dietro le quinte a cercare di formare il suo governo. E non si è nemmeno degnato di parlare durante la prima sessione del nuovo Parlamento questo giovedì.
“Non possiamo perdere tempo, la situazione in Italia non è facile” mercoledì è scivolato davanti ai giornalisti solo perché le trattative erano molto tese con i suoi compagni di Liga e Forza Italia. Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, che da tempo hanno ruoli di primo piano, hanno avuto difficoltà ad accettare che Giorgia Meloni, il cui partito ha ottenuto il 26% dei voti alle elezioni legislative, sia ora capo della coalizione. Inoltre, quest’ultimo vuole avviare un tecnico nel suo nuovo governo per convincere i suoi partner europei e affrontare grandi sfide future, in particolare nei settori energetico, economico e sociale.
“È ingrato e arrogante”
Invece Fratelli d’Italia, che nel 2018 pesa ancora appena il 4%., in mancanza di un leader di alto livello, Giorgia Meloni cercherà di dare la caccia a Fabio Panetta, rappresentante italiano alla Banca centrale europea, oa Daniel Franco, attuale ministro dell’Economia e delle Finanze nel governo Draghi. Gli interessati hanno gentilmente rifiutato l’offerta. Del resto Forza Italia e Liga insistono nel chiedere un governo politico su questo tema “Che senso ha far cadere Draghi, se finisce con i tecnocrati che salgono al potere?” Soprattutto, gli alleati rivendicano grandi portafogli. Matteo Salvini tiene particolarmente d’occhio il ministero dell’Interno per rianimarsi attraverso politiche dure nei confronti dei migranti. Ma per una sedia così delicata Giorgia Meloni preferisce nominare un prefetto. A quanto pare tenendo conto del veto del leader postfascista, Matteo Salvini dice ancora che spera di essere offerto “Ministero del Pesante”. Quanto a Silvio Berlusconi, vuole specificamente collocare i fedeli in Giustizia e Comunicazione, mentre è ancora sotto processo e che detiene ancora l’impero televisivo.
Giorgia Meloni per ora rifiuta. “È ingrato e arrogante. Sono stato quattro volte Presidente del Consiglio, non ho niente da imparare da lui”, informò Cavaliere alla stampa italiana, prima di lanciare un monito ai futuri capi di governo. Giovedì, in occasione della prima seduta della Camera, i senatori di Forza Italia non hanno partecipato al voto per l’elezione del Presidente della Camera Alta. L’ex ministro e leader dei Fratelli d’Italia, Ignazio La Russa è ancora eletto, ma solo con un voto anticonformista dell’opposizione.
Una nostalgia di Mussolini a capo del Senato
Le tensioni all’interno della coalizione di maggioranza occupano ora il dibattito e hanno messo in secondo piano la biografia del nuovo presidente del Senato. 75 anni, figlio dell’ex segretario del partito nazionale fascista in Sicilia, Ignazio Benito La Russa è sempre stato un attivista di estrema destra, divenne nel 1971 la guida giovanile del Movimento Sociale Italiano. Negli anni ’90 ha accompagnato il riorientamento del partito avviato da Gianfranco Fini che ha formato l’Alleanza Nazionale, poi ministro della Difesa nel governo Berlusconi, poi ha fondato Fratelli d’Italia nel 2012 con Giorgia Meloni. Con la sua barba e la voce roca, il nuovo presidente del Senato appare spesso in programmi TV, informativi e di intrattenimento. La Repubblica servilo come “Ignazio l’attore, re degli eccessi”. Fedele alla storia fascista, conserva in casa le foto di una maglietta nera e di una statua di Mussolini.
“Farò del mio meglio per essere presidente di tutti”, ha detto dopo le elezioni. Ha anche regalato fiori alla senatrice a vita Liliana Segre, 92 anni e sopravvissuta ad Auschwitz, che ha aperto la sessione come decano dell’assemblea. Durante il suo intervento ha ricordato i principi democratici della Repubblica Italiana e le sue basi antifasciste. Liliana Segre rievoca la Marcia su Roma, l’omicidio di Giacomo Matteotti, ma anche le leggi razziali che, nel 1938, l’avevano costretta a lasciare la scuola. Ha sottolineato che la Costituzione della Repubblica non lo fa “foglio di carta”, ma vuole 100.000 morti che sono morti nella lunga lotta per la libertà.
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