Un gruppo di parlamentari francesi ha espresso le proprie preoccupazioni in un testo sul sito del quotidiano Le Figaro.

Atos ha dichiarato questa settimana che sta negoziando la vendita delle sue attività in perdita a Křetínský per circa due miliardi di euro (48 miliardi di corone ceche). Pertanto, le aziende alle prese con problemi finanziari devono contemporaneamente concentrarsi nuovamente sulla sicurezza informatica e sugli asset cloud, riducendo al contempo il debito. L’accordo consentirà inoltre a Křetínský di acquisire una partecipazione del 7,5% nel resto della società, che verrà ribattezzata Proof.

“Smettiamola di vendere le nostre risorse più strategiche a potenze straniere”, titola un articolo scritto da un gruppo di parlamentari del partito conservatore di destra Les Républicains. I supercomputer francesi prodotti da Atos e utilizzati per i test nucleari virtuali cadranno in mani straniere, hanno scritto.

“Vedere un attore straniero così potente avvicinarsi alle nostre capacità militari ultrasensibili merita la nostra attenzione”, ha affermato un gruppo di legislatori guidati dal senatore Cédric Perrin della Commissione Difesa del Senato. Allo stesso tempo ha ricordato che Křetínský in Francia è già attivo nei settori dell’energia, dei media e del commercio al dettaglio, ma non ha esperienza nel campo dei servizi IT.

“Ci sono precedenti storici che dimostrano che un giorno sei azionista di minoranza e il giorno dopo sei azionista di maggioranza. Ci sono rischi reali per la nostra sovranità”, ha detto Perrin a Reuters.

Allo stesso tempo i legislatori si sono chiesti perché l’offerta di un acquirente francese non sia stata ulteriormente presa in considerazione, anche se secondo i media francesi anche un consorzio delle società francesi Astek e ChapsVision avrebbe mostrato interesse per Atos.

La Francia è l’unico paese dell’Europa occidentale ad avere assoluta autonomia nell’uso delle armi nucleari. I legislatori non possono bloccare la vendita di una società francese, solo il governo può farlo se ritiene che ci sia una ragione strategica per farlo.