Napoli è costruita su due vulcani. Il terremoto di magnitudo 4.2 ha ora evidenziato la necessità di piani e percorsi di evacuazione.
Napoli – L’Italia è famosa per i suoi numerosi vulcani. Alcuni sono ancora attivi, altri sono dormienti o si sono estinti. I più famosi – e talvolta anche i più pericolosi al mondo – includono i vulcani Stromboli e Vulcano nelle Isole Eolie, l’Etna in Sicilia, il Vesuvio e i Campi Flegrei nel Golfo di Napoli.
Dopo che il 27 settembre l’area intorno alla città nel sud Italia è stata scossa da un terremoto di magnitudo 4,2, i piani e i percorsi di evacuazione hanno dovuto essere rivisti – una mossa assolutamente necessaria poiché le esercitazioni di evacuazione non venivano effettuate da anni. Inoltre, secondo i giornali italiani, mancavano anche le mappe degli edifici a rischio sismico La Repubblica. Dal 2012 la zona dei Campi Flegrei è a livello di allerta “giallo”, che significa “attenzione”.
Diversi terremoti avvenuti nei vulcani italiani hanno messo in ansia i residenti
Ci sono state diverse scosse di assestamento il 18 settembre e, secondo quanto riportato dai media locali, molte persone nelle zone colpite sono fuggite in strada per paura del terremoto. Un professionista prevedendo addirittura che ci sarà una potente esplosione vulcanica. I supervulcani sono caratterizzati da una camera magmatica molto ampia e quindi “non erutteranno, come gli altri vulcani, ma esploderanno”, secondo un articolo informativo dell’Agenzia di stampa tedesca (dpa). Quasi 1,2 milioni di persone vivono in due “zone rosse”, che sono direttamente a rischio in caso di grave epidemia.
«Aggiorneremo le corsie in uscita e apriremo nuove corsie a fine ottobre. “Stiamo lavorando con un team di esperti sui piani di evacuazione legati al bradisismo”, ha detto Luigi Manzoni, sindaco di Pozzuoli, il giorno dopo l’evento sismico. Napoli è costruita su due supervulcani, il dormiente Vesuvio e la volatile caldera dei Campi Flegrei. Quest’ultimo lo causa Una serie di terremoti più piccoli preoccupa sempre più gli scienziati.
Lo riferisce un quotidiano italiano La Repubblica La commissione rischi dovrà riesaminare il caso della caldera ribollente all’inizio di ottobre. La “zona rossa” colpisce circa 500.000 residenti in sette città, di cui quattro (Quarto, Pozzuoli, Bacoli e Monte di Procida) sono completamente interessate e tre (Napoli, Marano di Napoli e Giugliano di Campania) parzialmente interessate. In caso di allerta “arancione” inizierà il processo di evacuazione: ospedali e strutture di cura, trasferimento dei detenuti, tutela dei beni culturali, mentre ai cittadini è consentito “spostarsi spontaneamente”.
Al livello di allerta “rosso” iniziano le evacuazioni su larga scala
La situazione, però, cambia al livello di allerta “rossa”. I residenti nella “zona rossa” avranno quindi 72 ore per lasciare i loro appartamenti e avrà luogo un’evacuazione di massa. L’ultima esercitazione di evacuazione nella regione flegrea è stata effettuata quattro anni fa. Le ultime esercitazioni addestrative sul Vesuvio risalgono a 17 anni fa. Vi vivono circa 670.000 persone.
Date le circostanze attuali, sembra ragionevole effettuare una serie di controlli il più rapidamente possibile. Nazionale Prevenzione dei disastri intendo iniziare una nuova pratica alla fine dell’anno, quindi La Repubblica.
“Il piano deve essere attuato attraverso lavori pubblici che permettano di riparare le vie di evacuazione esistenti, ma queste vie devono essere rafforzate”, ha detto al quotidiano italiano Giosy Della Ragione, sindaco di Bacoli. Dovresti iniziare a lavorare il prima possibile. Altrimenti non solo si corre il rischio che il piano resti inefficace, ma si perde anche la credibilità della comunità, che dovrà spiegare che dovrà abbandonare la zona a causa degli ostacoli, ha aggiunto il sindaco. (Vivian Werg)
Per gli articoli scritti da questa redazione è stata utilizzata l’assistenza meccanica. L’articolo è stato attentamente controllato dalla redazione di Tanja Banner prima della pubblicazione.
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