Matteo Renzi aveva chiamato il vincitore delle elezioni prima che ci riuscisse: “Cara Georgia, pensa a quanto velocemente cade il nostro governo”. Anche il suo regno non durerà a lungo.
Renzi conosceva la strada. L’ex presidente dei socialdemocratici PD, oggi alla guida del minuscolo partito italiano Viva, ha rovesciato personalmente due governi: due anni fa Giuseppe Conte e Lima Star, e nel 2014 anche il governo di un amico di partito, Enrico Letta.
Ma ora sembra che “il governo italiano di più destra dopo Mussolini” stabilirà tutti i record e li batterà prima ancora che esistano. Il socio più piccolo di Meloni, Silvio Berlusconi, ha dovuto accettare il fatto che il candidato presidente del Consiglio abbia rifiutato la carica di Presidente del Senato che era già stato condannato.
Adesso Berlusconi geme, giovedì ha festeggiato il suo 86° compleanno con la famiglia e gli amici nel suo castello alle porte di Milano, sulle loro prossime intenzioni personali: decide sui suoi ministri del partito, non su di loro.
La lotta tra Meloni e il boss della Lega Matteo Salvini, il più grande dei due alleati molto più piccoli, è ora apertamente condotta da lui. Gli interessa solo il Viminale, il ministero dell’Interno, denunciato venerdì dal quartiere Salvini.
“Altri incarichi in altri ministeri non mi interessano”. Pochi giorni fa è stato annunciato che minacciava di lasciare l’alleanza legale se Meloni non gli avesse dato ciò che voleva.
Ma non potrebbe farlo, anche se volesse. La lista del gabinetto Meloni è soggetta alla revisione del presidente Mattarella. E di certo non metterà la sua firma sull’atto di nomina di Salvini per la seconda volta. Durante il suo mandato come ministro dell’Interno dal 2018 al 2019, il suo blocco portuale dei soccorritori marittimi ha tenuto l’Italia in titoli negativi per mesi.
Salvini rischia il processo per le sue azioni contro la nave “Open Arms”. Il cauto Mattarella potrebbe anche temere la volontà di Salvini di un ribasso con recessione, inflazione e prezzi dell’energia, che sarà molto difficile per l’Italia e il nuovo governo.
La sostituta Lega è pronta
La prestazione provocatoria di Salvini farà poca impressione su Meloni, che è rapidamente passato da vigile del fuoco di destra a uomo di stato. Del resto aveva sbagliato i calcoli: nel 2019 ha lasciato la coalizione a cinque stelle – e quindi il suo lavoro di ministro – perché si aspettava nuove elezioni.
Nessuno, e Salvini ha dovuto aspettare che il governo di Draghi entrasse in carica all’inizio dell’anno scorso prima che la coalizione di quasi tutti i partiti dell’ex banchiere gli offrisse di nuovo un posto al governo.
L’unico partito di opposizione da allora: i “Fratelli” di Meloni, oggi il più forte dell’alleanza di destra. Salvini, invece, uomo con tanti cambiamenti – da amico di Putin a suo nemico, da tifoso anti-Ue a ministro Draghi e soprattutto: da separatisti lombardi a sovrapatrioti italiani – è stato punito in queste elezioni. Dal 17% nel 2018, gli elettori lo hanno ridotto a 8,77 domenica.
Se approviamo il piano del governo Meloni, lo voteremo.
Carlo Calenda, leader del partito di opposizione Azione
Quasi l’otto per cento, solo un punto percentuale in più rispetto a quanto Matteo Renzi e il partner Carlo Calenda hanno ottenuto questa volta con la loro alleanza, che hanno soprannominato con sicurezza il “Terzo Polo”. Infatti, i due ex politici del Pd, che un tempo facevano parte dei socialdemocratici di estrema destra, sono solo quarti dietro all’alleanza vincente di destra, il Pd ei suoi soci ei Cinque Stelle, che gareggiano da soli.
Ma Renzi e Calenda hanno già preso in giro Giorgia Meloni – e sono fin troppo disposti a intervenire se Salvini si tira indietro. Calenda, capo del piccolo partito “Azione”, è stata molto chiara in un’intervista radiofonica: Certo, non porterai in carica il governo con la tua stessa voce, ma dopo?
“Ogni progetto sarà esaminato e, se ci piace il governo, lo voteremo”, ha detto Calenda, che lo ha subito reinterpretato come una buona pratica parlamentare: “È così che si fa come opposizione in una democrazia”.
Il tuo aiuto più prezioso: ancora il presidente del Consiglio Mario Draghi
A quanto pare, Salvini non ha considerato questa possibilità: l’estrema agilità del partner di Calenda, Renzi, ostacola la sua prevista rielezione nel 2019.
E mentre Salvini è sempre più sotto pressione nelle sue stesse fila dopo la sconfitta elettorale e deve temere il congresso del partito il mese prossimo, Meloni starebbe meglio senza Salvini di quanto non lo sia ora. Con il “terzo polo” dalla loro parte dei due ex socialdemocratici, che hanno anche il loro primo obiettivo elettorale di convincere Mario Draghi a continuare a governare: così Meloni può spostare un po’ il suo governo verso il centro della politica in occhi dell’Europa e del mondo.
Ha conquistato questo importante sostenitore in questa prima settimana da capo del futuro governo: “Patto Meloni-Draghi” titola oggi il quotidiano romano “La repubblica”: il boss FdI “debole in Europa” sarà sostituito dal presidente del Consiglio Mario Draghi preso sotto la sua ala, ma che ne ha posto le condizioni: lealtà alla NATO, sostegno all’Ucraina e disciplina del debito.
Il tono della storia è simile alla storia tedesca sul Cancelliere Merkel in seguito come “la ragazza Kohl”. Ma cosa dovrebbe avverarsi: il primo ministro Mario Draghi, culturalmente meno rispettato in patria che all’estero in quanto ancora della stabilità dell’Italia, sembra aver rassicurato i partner dell’UE e della NATO e rassicurato sulla continua fedeltà del Paese all’alleanza, anche in patria. il melone.
In realtà è un servizio regolare tra il capo del governo uscente e quello nuovo al momento della cessione dell’azienda. Tuttavia, per il primo presidente del Consiglio post-fascista italiano, il valore era molto maggiore.
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