MADRID, 3 marzo (EUROPA PRESS) –
Un ricorso depositato questo venerdì alla Procura di Roma potrebbe portare alla riapertura del caso di omicidio del regista italiano Pier Paolo Pasolini, morto all’età di 53 anni nel 1975 durante un presunto litigio con un giovane a cui aveva acconsentito. al piacere sessuale, in casi mai del tutto chiariti, tra varie ipotesi di ingerenza di terzi e anche quelle relative a gruppi di estrema destra.
La richiesta è stata avanzata dal regista del film e parente di Pasolini, David Grieco, e dallo sceneggiatore Giovanni Giovannetti, i quali sospettano che il regista sia effettivamente caduto vittima di un tranello la notte del 2 novembre, quasi 50 anni fa, all’Idroscalo di Ostia. . .
L’omicidio Pasolini è sempre stato avvolto da un alone di mistero il cui epicentro è quello condannato per l’omicidio del regista, Giuseppe ‘Pino’ Pelosi, il giovane che per principio disse di aver ricevuto compensi dal regista in cambio di sesso e con la quale affrontò finalmente il colpo che fece cadere a terra Pasolini. Pelosi finì per rubare l’Alfa Romeo di Pasolini. Nella sua fuga, si schianta contro il corpo del regista.
Pelosi ha confessato il crimine ed è stato condannato dalla Corte Suprema italiana nel 1979 a nove anni e due mesi di carcere, ma è stato rilasciato quattro anni dopo.
La narrazione, tuttavia, è cambiata radicalmente nel 2005, quando la Pelosi ha ritrattato la sua dichiarazione iniziale e ha accusato tre persone non identificate del crimine; una nuova versione che è stata inizialmente supportata dalla scoperta di tre nuovi campioni di DNA nel 2010 che ha fatto nascere l’ipotesi, diffusa tra parenti e fan di Pasolini, che fosse stato ucciso da un gruppo di neofascisti.
L’avvocato che aveva avanzato la richiesta, Stefano Maccioni, ha difeso che “è ancora possibile arrivare alla verità giudiziaria”, secondo ‘La Repubblica’, “sulla base dei dati scientifici di tre campioni di Dna che dovrebbero rappresentare un nuovo principio di indagine”.
A questo proposito, lo stesso Maccioni ha difeso l’ipotesi che Pasolini si sia effettivamente recato a Ostia per recuperare alcune scene rubate del suo film ‘Salò o 120 giorni di Sodoma’, allora in fase di post-produzione.
L’ex membro della banda criminale della Magliana, Maurizio Abbatino, all’epoca rivendicò la responsabilità della rapina per conto della sua organizzazione, che ha legami anche con l’estrema destra italiana.
L’ipotesi aggiunge che tre uomini hanno aggredito Pasolini e Pelosi, travolgendo il regista di colpi, schiantandolo con un’Alfa Romeo e minacciando Pelosi, allora 17enne, di uccidere la sua famiglia se avesse denunciato l’accaduto.
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