La recente espansione della tecnologia generativa ha portato ad un boom di canzoni non originali e non autorizzate, ad esempio la canzone Livin’ On A Prayer del gruppo Bon Jovi o la hit hip-hop Gangsta’s Paradise rivisitata in forma swing con la voce di Frank Sinatra.
Appaiono migliaia di canzoni simili, i provider Internet non riescono a rimuoverle dall’offerta e spesso non ci riprovano nemmeno. Gangsta’s Paradise con il finto Sinatra è stato trasmesso in streaming da quasi due milioni di ascoltatori su YouTube da giugno.
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Anche i suoni di Kurt Cobain, Johnny Cash e Freddie Mercury dei Nirvana sono stati riproposti postumi in nuovi contesti, e i rapper Drake e Ice Cube si sono recentemente lamentati dell’uso improprio del loro lavoro.
Nel prossimo futuro, tali pratiche saranno legalizzate nell’ambito dell’accordo di Google con la Universal, hanno riferito fonti interne al Financial Times. Secondo loro, gli artisti potranno scegliere se acconsentire o meno all’ulteriore utilizzo delle loro voci e delle loro canzoni, e Google fornirà agli appassionati di musica una piattaforma tecnologica per tale utilizzo. La discussione però è solo all’inizio.
Secondo il giornale anche la Warner Music, la terza etichetta discografica più grande, è in trattative simili con Google. Per Google si tratta di un’opportunità per mettersi al passo con i concorrenti nel campo dell’intelligenza artificiale guidati da Microsoft, che in precedenza aveva investito in OpenAI, proprietaria del modello GPT-4.
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