MADRID, 16 novembre (EUROPA PRESS) –
Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha difeso che la polemica sorta nei giorni scorsi sul veto del suo governo contro le barche delle Ong dimostra che “le soluzioni finora individuate potrebbero non essere le migliori e insufficienti”, quindi chi auspica la riapertura del dibattito all’interno UNIONE EUROPEA.
“È molto meglio collaborare che discutere”, ha detto Meloni nella sua apparizione davanti ai media dopo il vertice dei leader del G20, dove ha incontrato, tra gli altri leader, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, con cui ha parlato. occupandosi in particolare di questioni relative all’immigrazione.
L’arrivo dell’estrema destra nel governo italiano ha riacceso le critiche di Roma alle Ong che soccorrono migranti e rifugiati nel Mediterraneo, accusate di favorire indirettamente l’operato della mafia. La questione ha sollevato tensioni con altri Paesi, in particolare con la Francia, che la scorsa settimana ha ricevuto una nave, la ‘Ocean Viking’, con a bordo più di 200 migranti.
Il ministro dell’Interno italiano, Matteo Piantedosi, ha sostenuto mercoledì al Senato che la “priorità assoluta” del suo governo è “tutela della dignità delle persone”, ma allo stesso tempo ha avvertito che non si può chiedere di più a un Paese che solo quest’anno ha visto e registrato più di 90.000 arrivi sulle sue coste.
L’obiettivo, ha spiegato, era “gestire” i flussi migratori, non “subirli”, secondo la catena Rai. A questo proposito, non nega che l’Italia possa accogliere chi ne ha bisogno, ma sostiene la lotta all’immigrazione clandestina.
Allo stesso modo Piantedosi, esponente della Lega Matteo Salvini, ha confermato che la ‘Ocean Viking’ non è entrata nelle acque italiane e la responsabilità in questo caso è ricaduta o sulla Libia o su Malta, per la loro vicinanza, o sullo Stato di bandiera della nave.
“Serve una nuova politica europea che sia veramente basata sul principio di solidarietà”, ha detto il ministro, che ha anche chiesto di puntare sul Nord Africa per contribuire allo sviluppo e alla lotta alle reti di traffico di persone.
Più di 20.000 persone hanno perso la vita nelle acque del Mediterraneo centrale dal 2014, di cui almeno 1.365 solo quest’anno, secondo i dati dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM).
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