Roma, 27 febbraio (Efe), ma da quattro mesi ha un presidente del Consiglio, la destra Giorgia Meloni.
L’elezione di Schlein, 37 anni, estrema sinistra e ala moderna del partito e che lunedì sarà nominato segretario generale del Pd, ha infranto ogni previsione suscitando l’entusiasmo degli elettori di sinistra: è un cambiamento necessario in un leader di partito da un’opposizione in netto calo e ha toccato il fondo negli ultimi generali, lo scorso settembre, quando è sceso sotto il 20% dei voti.
Alle elezioni è stata eliminata la Meloni, che ha simboleggiato anche un cambiamento importante, come donna e anche per i suoi 45 anni, al di sotto dell’età media dei politici uomini che fino ad ora avevano relegato il sesso femminile in una sfera secondaria.
“Avere per la prima volta due donne alla guida di due grandi partiti rappresenta indubbiamente il superamento di una soglia invisibile ma finora invalicabile in un contesto politico da sempre dominato dagli uomini, e maschilista”, ha assicurato Alberto Vanucci a EFE. , Docente di Scienze Politiche all’Università di Pisa.
Questa rottura del “soffitto di vetro” politico italiano non è importante solo per il suo significato oggi, ma anche per ciò che può promuovere in una società come l’Italia dove sono ancora diffusi molti comportamenti maschilisti.
Secondo un recente rapporto sul Global Gender Gap Index del World Economic Forum, l’Italia si colloca al 63esimo posto su 146 paesi esaminati, mentre in politica i suoi dati non sono molto migliori, almeno storicamente.
Negli ultimi 25 anni, secondo il think tank di studi sociali Tortuga, ci sono state in media circa 4,5 donne ministro per governo, mentre solo il 6,56% dei primi ministri, ministri e vice ministri giurati erano donne.
Per questo, secondo Vannucci, “la sua presenza in posizioni elevate potrebbe innescare un ‘circolo virtuoso’ nella politica italiana”.
“Da un lato perché con il loro esempio di successo hanno saputo incoraggiare altre donne a mobilitarsi in impegni politici fino ad allora considerati principalmente una ‘professione maschile’; e dall’altro perché il loro ruolo di potere poteva sostenere il processo di selezione di una nuova classe dirigente a cui prestare maggiore attenzione alle questioni di genere”, ha spiegato.
Tuttavia, precisa, “è importante – e su questo tema forse la Schlein, che è apertamente femminista, più sensibile della Meloni – che il suo approccio alla politica rifletta una visione aperta, inclusiva e collaborativa, che non si limiti a riprodurre un ‘ approccio macho’.” e ‘testosterone’ politico con un protagonista diverso, una donna non un uomo”.
Ciò che è chiaro oggi, e ancor di più dopo l’elezione di Schlein, prima donna alla guida del PD, è che la società italiana mostra una profonda esigenza di cambiamento, qualcosa che entrambi simbolicamente rappresentano, anche se il nuovo leader del L’opposizione italiana è “probabilmente la più grande opposizione ai meloni modello”.
I due vengono da storie molto diverse, in quanto i giovani dirigenti del Pd provengono più da movimenti sociali che da strutture di partito, a differenza della Meloni, donna che fin da giovane è stata legata alla politica “tradizionale” ed è riuscita a formare i suoi ultras Fratelli d’Italia (Fdi ) ), il più grande del paese.
“Laddove la Meloni si proclama portatrice di valori cristiani, con il motto Dio, patria e famiglia come riferimento, Schlein lo fa con un modello molto più ampio: riconoscimento dei diritti civili, massima apertura alla diversità in ambito di genere”, ha affermato. disse. ha spiegato a EFE Vannucci.
E «mentre Meloni si definisce italiano, Schlein, come suggerisce il nome, ha una proiezione molto europea, cosmopolita», dice il politologo del leader Pd, svizzero di nascita, padre americano e madre italiana.
Senza dimenticare che il premier, in uno dei suoi discorsi più famosi, ha dichiarato di essere madre, mentre la Schlein “ha difeso con orgoglio la non maternità e l’avere preferenze sessuali non eterosessuali”.
L’opposizione diretta però (o per questo) ha catapultato Schlein ai vertici della politica con la Meloni, che ieri è stata una delle prime a congratularsi con lui: “Spero che l’elezione di una giovane donna alla guida del partito aiuti la sinistra a guardare avanti e non indietro”, ha detto.
Marta Rullan
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