Di solito Matteo Salvini non è molto autocritico. Ma questa volta il verdetto delle urne al termine del primo turno delle elezioni comunali del 3 e 4 ottobre è stato così chiaro che i vertici politici leghisti (di estrema destra) non hanno avuto altra scelta che ammettere le proprie responsabilità elettorali. sconfitta, lunedì, mattina presto, davanti alla telecamera della Rai: “In alcune città siamo arrivati troppo tardi per votare i candidati che si oppongono alla sinistra (…). Siamo arrivati in ritardo, anche se abbiamo i migliori candidati…”, ammette, poiché i raid di estrema destra nei principali centri urbani stanno guadagnando slancio.
A Milano, Napoli e Bologna, il girone di sinistra ha vinto nettamente, dal primo tempo. A Torino è in una posizione molto favorevole, mentre nella stessa Roma, dove il gioco è più aperto, i diritti non hanno vinto la partita… Lottando per raggiungere accordi locali e nazionali, i tenori di destra hanno deciso di schierare solo “figure apolitiche” “della società civile contro i candidati di sinistra. Ma come portare in pochi giorni ai media illustri stranieri e ritrarli come seri concorrenti per la gestione delle grandi città?
Mandati in prima linea senza preparazione né supporto, pesano pochissimo contro i concorrenti di sinistra. A Milano, ad esempio, la campagna di Luca Bernardo è girata sulla Via Crucis. A metà settembre ha persino minacciato di dimettersi per avere un minimo di finanziamento dallo stato maggiore… Luca Bernardo ha ottenuto solo il 32% dei voti, mentre il sindaco uscente, Beppe Sala, del Pd, era vicino a 57 voti. %.
A Napoli (64% a Gaetano Manfredi, presentato dalla sinistra, contro il 21% a Catello Maresca, sostenuto dalla destra) e Bologna (62% a Matteo Lepore, centro sinistra, e 30% a Fabio Battistini, centro destra), la i risultati lo sono stati ancora di più, ovviamente, anche se le possibilità che faccia bene sono scarse.
11% di campionato nella sua fortezza milanese
Rispetto a questi sforzi disastrosi, la carriera del candidato presentato dall’estrema destra a Torino, Paolo Damilano, è di tutto rispetto. Accreditato con quasi il 39% dei voti, contro il 43,6% di Stefano Lo Russo (Partito Democratico), può sperare di sorprendere al secondo turno, il 17 e 18 ottobre, mobilitando astensioni e chi, tra i delusi dalla squadra l’ex città, guidata da Chiara Appendino (Movimento 5 Stelle, antisistema), non ha rinunciato al voto di sinistra. Ma le probabilità sono ancora ipotetiche.
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