L’italiano Edgardo Greco, un sospetto membro della potente mafia calabrese, la ‘Ndrangheta, è stato arrestato giovedì a Saint-Étienne, nella Francia centro-orientale, dopo 16 anni di latitanza, ha annunciato l’Interpol.
Il sessantenne, condannato all’ergastolo, è stato catturato dalla polizia francese grazie a informazioni dei carabinieri italiani, condivise tra i due paesi partner grazie al progetto I-Can (la cooperazione dell’Interpol contro la ‘Ndrangheta).
L’arresto è avvenuto intorno all’1:40, in una strada cittadina. Edgardo Greco, 63 anni, è stato presentato giovedì pomeriggio a un giudice della procura di Lione che gli ha formalmente notificato un mandato di cattura emesso dalle autorità italiane.
Ha dichiarato il suo rifiuto di essere consegnato a un tribunale italiano e preso in custodia, secondo l’ufficio del pubblico ministero.
“La grande soddisfazione per questa importante operazione è dovuta anche alle significative sinergie sviluppate nell’ambito della rete internazionale di cooperazione tra le forze dell’ordine. Continuano gli arresti di pericolosi latitanti”, ha detto su Twitter il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, commentando gli arresti.
“L’attività delle forze dell’ordine è incessante, impegnata giorno dopo giorno, in Italia e all’estero, in maniera clandestina, in uno sforzo continuo per la sicurezza dei cittadini”, ha aggiunto. La “repressione statale contro ogni forma di criminalità organizzata” continuerà “con determinazione”, ha promesso.
Edgardo Greco, condannato all’ergastolo nel 2006 in Italia per omicidio, si è trasferito in Francia lo stesso anno, secondo l’ufficio del procuratore.
È diventato proprietario e gestore della pizzeria Caffé Rossini Ristorante, da giugno a novembre 2021, secondo la stessa fonte.
Secondo testimonianze e documenti consultati da AFP, si fa chiamare Paolo Dimitrio e ha lavorato in diversi ristoranti italiani a Saint-Étienne.
Secondo i carabinieri italiani, Edgardo Greco è stato oggetto di un mandato d’arresto europeo nel 2014 dalla procura di Catanzaro (Calabria, Italia meridionale) dopo l’ergastolo per due omicidi commessi nel gennaio 1991 e tentato omicidio nel luglio 1991 .
Il latitante, definito “pericoloso” dall’Interpol, è fuggito mentre era in custodia della polizia.
All’epoca faceva parte del clan Perna-Pranno, il clan più importante della città di Cosenza, dove risiedeva.
“E’ ritenuto corresponsabile dell’agguato del 5 gennaio 1991 in cui morirono i fratelli Stefano e Giuseppe B. che volevano maggiore autonomia e considerazione all’interno del clan cosentino”, spiegano in una nota i carabinieri.
Le vittime erano state uccise “con sbarre in una peschiera (…) ei loro corpi sono scomparsi e non sono mai stati ritrovati”, secondo la stessa fonte.
Questo arresto è avvenuto una settimana dopo un’importante operazione di polizia contro la mafia che imperversava in Calabria.
All’operazione hanno preso parte circa 300 agenti delle forze dell’ordine, sequestrando beni per oltre 250 milioni di euro.
Centinaia di membri di questa organizzazione vengono processati al massimo.
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