Il Vaticano si oppone ufficialmente a un disegno di legge volto a combattere l’omofobia, intervento diplomatico insolito negli affari italiani, riporta il quotidiano martedì (22 giugno). Corriere della Sera .
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Il disegno di legge in discussione al Senato mira a punire atti di discriminazione e incitamento alla violenza contro gay, lesbiche, transgender e persone con disabilità. Secondo il giornale, “note orali» La diplomazia è stata consegnata il 17 giugno dal vescovo Paul Gallagher – incaricato del Vaticano per i rapporti con gli altri Paesi presso l’ambasciata italiana presso la Santa Sede.
Mettere in discussione la libertà di culto
Questa nota non firmata ritiene che alcune sezioni del disegno di legge italiano contraddicano accordi bilaterali in vigore tra l’Italia e la Santa Sede, mettano in discussione le libertà garantite dalla Chiesa cattolica in termini di organizzazione e pratica del culto, nonché la libertà di espressione concessa ai fedeli e alle associazioni Associazione cattolica. Il ddl non esonera quindi le scuole cattoliche italiane dall’obbligo di partecipare alle attività per la giornata nazionale contro l’omofobia. La documentazione diplomatica è particolarmente preoccupata che la legge possa portare a procedimenti giudiziari. “Questo è un atto senza precedenti nella storia delle relazioni tra i due paesi, almeno non c’è un precedente pubblico.“, di valore Corriere della Sera.
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La Santa Sede e la Farnesina, sollecitate dall’Afp, non hanno subito reagito alle rivelazioni del quotidiano. fattura su”misure per prevenire e combattere la discriminazione e la violenza sulla base del sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere e disabilità“, indossato dal rappresentante del Pd (centro-sinistra) Alessandro Zan, approvato alla Camera dei Deputati a novembre. Attualmente è in discussione al Senato.
Un anno fa, la diocesi italiana si era opposta fermamente al disegno di legge, provocando la condanna da parte di organizzazioni e legislatori omosessuali. “L’eventuale introduzione di nuove gravose disposizioni rischierebbe di spianare la strada a deviazioni delle libertà, discriminazioni», avevano valutato i vescovi italiani, considerando che l’Italia dispone già di strumenti giuridici adeguati. “Sottoporsi, ad esempio, al procedimento penale di chi ritiene che le famiglie abbiano bisogno di padri e madri, e non di duplicazioni delle stesse figure, equivarrebbe a introdurre un reato di opinione. Limita di fatto la libertà personale, la scelta educativa, il modo di pensare e di essere, l’esercizio della critica e del dissenso.», si è ribellata la Conferenza episcopale italiana (Cei).
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