“La cultura coreana esalta la bellezza e la bontà, ma valorizza anche il lavoro e la fatica”

Ascoltano K-pop, guardano K-drama, imparano persino le lingue… Perché questo piccolo paese è così attraente per i giovani? La sociologa Sylvie October, specialista in Corea, analizza l’ondata “Hallyu” che sta investendo il mondo. Sogno coreano?

Da un gruppo pop BTSche è diventata una delle serie più popolari del pianeta gioco dei calamari, cartone su Netflix, tramite cosmetici, cibo, videogiochi o fumetti digitali (webtoons)… Per diversi anni, Hallyu, l'”onda” coreana, ha attraversato il mondo, diventando parte dell’uso quotidiano. Come è riuscito, in pochi decenni, un piccolo Paese ad imporsi nell’immaginario collettivo come desiderabile, fantastico altrove, e diventare protagonista della globalizzazione culturale? Rilasciato in primavera, il suo libro K-pop, soft power e cultura globale (a cura di PUF) analisi, in particolare attraverso musica e serie, di questo successo mondiale. Sia il modo in cui l’onda coreana è emersa e si è diffusa, ma anche i suoi riferimenti e valori che, oggi, si distinguono come solida alternativa all’Occidente e al Giappone, soprattutto tra i giovani. Interviste a Sylvie October, responsabile per gli studi sulla gioventù presso il Dipartimento Studi, Previsione e Statistica del Ministero dei Beni Culturali, e coautrice, con Vincenzo Cicchelli, di questo denso e interessante lavoro.

Jacqueline Andrus

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