La storia inizia proprio nel centro di Roma, nei giardini pubblici di piazza Vittorio, in un caldo pomeriggio primaverile, nel breve momento dell’anno in cui il sole ha scaldato i corpi ma non li ha ancora resi torpore. Un gruppo di bambini di tutte le origini sta giocando a calcio nei pressi di uno strano monumento chiamato “Porta Alchemica” (“Porta dell’Alchimia”), quando il loro gioco viene interrotto dall’apparizione di un uomo in uniforme, che cade letteralmente dal cielo in una nuvola di polvere.
Benito Mussolini, perché parla di lui, è tornato. No, non morì il 28 aprile 1945 sulle sponde del lago di Como, fu giustiziato dai partigiani italiani, e il suo corpo non fu esposto appeso a testa in giù a Milano, in piazzale Loreto, davanti a una folla esultante. Per qualche ragione, il Duce riuscì a salvarsi e fu teletrasportato a “sbarcare” settantacinque anni dopo, a Roma all’inizio del XXI secolo.e completamente estraneo a lui. ” Dove sono ? Ad Addis Abeba? », mormorò tra i denti, tornato in sé, passeggiando per le strade di questo quartiere multietnico. Un documentarista di passaggio, credendo di aver trovato un comico un po’ alla moda, decide di seguirlo con la telecamera in mano, ed ecco due uomini che partono per un tour in un paese dove il dittatore estromesso scoprirà di non aver perso la sua aura, prima di tentare riconquistare il primato della scena mediatica, il primo passo per riconquistare il suo potere.
Rassicura il lettore, l’autore di questa riga non è bruciato dal sole in testa. Si limita a riassumere i primi minuti di un film di fantasia, Sono Tornato (“Sono tornato”), di Luca Miniero, uscito nelle sale italiane dal 1ehm Febbraio 2018. Direttamente ispirato da un libro tedesco che immagina l’inspiegabile ritorno di Adolf Hitler (Er ist wieder da, di Timur Vermes, Eichborn Verlag, 2012), adattato anche per il cinemaSono Tornato è uscito quando l’Italia era – già – nel pieno della campagna elettorale, e lascerà senza dubbio un segno indelebile nella storia del cinema. Nonostante l’impressionante prestazione di Massimo Popolizio nei panni del Duce, non si può salvare molto da questo imbarazzante lavoro di ore e quaranta minuti, almeno dal punto di vista formale. Indubbiamente, inoltre, l’obiettivo non c’è. Sono Tornato è, soprattutto, uno spettacolo, che farà solo sospirare di noia i cinefili.
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