MADRID, 5 settembre (OTR/PRESS) –
La colpa, ovviamente, era del messaggero. Sondaggi, del resto. Il fatto che dessero, nonostante tutti gli sforzi di immagine di Pedro Sánchez, un vantaggio crescente, non era ancora abbastanza, a Núñez Feijóo. Ciò ha indotto gli inquilini di La Moncloa a scendere in piazza per sorridere, ricevere un “ospite anonimo” al palazzo presidenziale e accettare di combattere “faccia a faccia” la leadership del PP e l’opposizione a palazzo. Senato che Sánchez crede di vincere perché ha più trucchi in mano. E intanto, vieni a vedere, inizia il corso: l’anno scolastico, l’anno giudiziario -è un altro fuoco-, l’anno dell’energia e della miseria dell’inflazione.
I commentatori si soffermano, soprattutto e prima di questo scenario, sul ‘duello dialettico’ alla Camera alta questo martedì tra il Presidente del Governo e il Presidente del Partito popolare, che è una formazione ascendente nei sondaggi sacri dell’opinione pubblica e che le parti custodiscono gelosamente la loro cassaforte. Non leggo quasi mai nulla sulla particolarità del presidente di accettare il “popolo” a La Moncloa – cosa che mi è sembrata buona – e di non accettare, invece, leader dell’opposizione o settori critici – cosa che credo chiaramente di sì. sbagliato–.
C’è la massima aspettativa per qualcosa di quasi di routine in qualsiasi Paese, un confronto dialettico tra amministratore delegato e opposizione, e invece consideriamo qualcosa di quasi obbligatorio, normale, confronto in corso nella magistratura, obsoleto e senza speranza. perché ci vorranno quattro anni, quattro, dalla fine della sua riforma costituzionale obbligatoria. Questi sono solo due esempi della misura in cui la vita politica spagnola è sconvolta, mentre la questione della cittadinanza, la cittadinanza della cosiddetta ‘classe politica’ che sentono, è in aumento: pagano di più per l’anno scolastico, per la benzina. che già scarseggia, per via dell’elettricità, per via dei carrelli della spesa.
E sospetto che questo sia il motivo fondamentale per cui, non solo in Spagna, chi comanda è in basso nelle urne e chi guida l’opposizione è in alto, il personale pensa che la speranza sia nel pendolo. Staremo a vedere chi vince questo lunedì in Gran Bretagna, chi a fine mese in Italia o in Brasile, per citare solo tre appassionate promesse sui sondaggi ei cui risultati influenzeranno il corso del mondo. Conservatori, progressisti e populisti si dividono la scena; questo è lo schema, molto semplificato se volete, di come dovrebbero essere le cose. Bipartisan imperfetto.
In questo quadro preoccupante, dubito fortemente che il “faccia a faccia” al Senato andrà come auspicato: con offerte di cooperazione, una mano per sistemare il pasticcio giudiziario, continui solleciti ai cittadini longanimi che sperano che i “politici” risolvano i loro problemi (tra l’altro, perché è quello che hanno promesso i rappresentanti dei cittadini). Ma se loro stessi dicono che non si fidano l’uno dell’altro, come ci si può aspettare che si fidano di loro dalle brave persone “per strada” che insistono nell’ascoltare? Credo che quello che sentono sia ciò che dicono i sondaggi, che non è realmente il rumore della strada, e agiscono di conseguenza, il che non porta necessariamente al successo nei sondaggi.
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