Nella città italiana di Bologna verrà introdotto il “credito sociale” in stile cinese?

Per il Comune si tratta anche di promuovere presso la popolazione alcuni servizi ad essa dedicati. Pertanto, utilizzare il tuo “pass culturale” farà parte di un atto utile. Tuttavia, seguendo l’esempio della reazione osservata in Francia, ci sono state molte critiche al sistema in Italia, così come un simile confronto con il credito sociale sperimentato in Cina. “Chi decide se i cittadini sono buoni o no? Secondo quali criteri? Siamo così preoccupati che un cittadino venga considerato buono solo se fa ciò che il governo vuole che faccia. Saranno fatti cittadini di Serie A e Serie B, sarà una vera e propria discriminazione”Lui emozionante un funzionario locale eletto, citato dalla stampa.

“Chi non è mai stato multato? Uno dovrebbe essere considerato un cattivo cittadino per questo?”, ha aggiunto il suo ex vice. Molte persone vedono in questa nuova iniziativa una porta aperta per la generalizzazione del controllo e il rafforzamento della violenza contro le popolazioni. Sul tavolo anche questioni relative alla raccolta e all’utilizzo dei dati personali, tali strumenti richiedono il recupero di quantità significative di informazioni sulle azioni dei cittadini.

Tuttavia, i paragoni con il credito sociale ideato oggi dal Partito Comunista Cinese si rivelano alquanto esagerati. Pechino non sta cercando di evidenziare il buon comportamento, ma piuttosto di far rispettare le regole e le leggi del suo territorio che i residenti troppo spesso ignorano o eludono. Quindi dispositivo “Metti gli obblighi prima dei diritti”COME riepilogo Mondo. Se in Italia l’azione positiva permette di fare regali, il credito sociale cinese si è intanto fatto conoscere soprattutto per le sanzioni che attendono i cittadini recalcitranti. Negato l’accesso a scuole prestigiose, più difficile concedere prestiti bancari sono alcuni dei rischi che ciò comporta. Per non parlare del trasferimento di profili ai datori di lavoro, che porta a possibili discriminazioni nelle assunzioni.

Jacqueline Andrus

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