Morte di Jean-Paul Belmondo. L’Italia è nel sangue e nel cinema

È morto la leggenda del cinema italiano e francese Jean-Paul Belmondo. È morto lunedì 6 settembre all’età di 88 anni nella sua casa di Parigi. Icona del movimento New Wave, la sua popolarità varcò le Alpi all’inizio degli anni Sessanta quando girò film italiani. Nel 2016 la Mostra del Cinema di Venezia gli ha assegnato il Leone d’Oro alla carriera, una consacrazione in Italia.

Jean-Paul Belmondo non è sempre stato al timone dolce Vita. Girare più di 80 film in 50 anni di carriera richiede duro lavoro e impegno. Nonostante tutto, l’uomo che abbiamo soprannominato Bebel sembra italiano, perfino il suo nome “le beau monde”. Nonostante i suoi occhi azzurri e la sua altezza impressionante, Belmondo non può essere descritto come un bell’uomo. Ciò non gli impedì di essere un seduttore di queste donne perché grazie al suo fascino conquistò il cuore dell’attrice italiana che Laura Antonelli conobbe sul set di un film francese come Senza un motivo chiaro di Philippe Labro o Dottor Popaul di Claude Chabrol. La sua morte, avvenuta ieri a Parigi, ha suscitato grande emozione in Francia e anche in Italia.

Jean-Paul Belmondo, dall’Italia

Sappiamo che Jean-Paul Belmondo è francese, ma che dire di Jean-Paul Belmondo che è italiano? Perché se è nato a Neuilly-sur-Seine nel 1933, è in Italia che la sua famiglia affonda le sue radici. Il nonno paterno di Paolo Belmondo era fabbro a Borgo San Dalmazzo in Piemonte. Allo stesso modo, sua nonna paterna è cresciuta a Cefalù in Sicilia. Attribuiamo i suoi inizi nel settimo mondo dell’arte e il suo amore per la cultura ai suoi genitori, pittori e scultori, ma la linea di artisti iniziò nel 19° secolo. A quel tempo, la prozia materna Fanny Cerrito era una famosa ballerina italiana. Formatosi alla Scala di Milano, la sua reputazione gli ha permesso, tra gli altri posti, di esibirsi sui palcoscenici più grandi d’Europa, tra cui Vienna, Milano, Londra, Parigi e San Pietroburgo.

Una carriera internazionale ma la più importante è quella transalpina

La grande carriera di Jean-Paul Belmondo iniziò nel 1960. Quell’anno, condivise lo schermo con la leggenda italiana Lino Ventura in Tutte le classi di rischio (Asfalta che scotta) di Claude Sautet. E se il cinema italiano viene eclissato dal successo Senza fiato di Jean-Luc Godard, il manifesto della Nouvelle Vague francese che gli ha portato alla ribalta, in Italia, la fama che si è guadagnato. Nello stesso anno interpreta Michele, l’amante della grande attrice italiana Sofia Lauren La Ciociara di Vittorio De Sica. Sul versante transalpino quindi i ruoli non mancano. Perché all’inizio degli anni ’60 “il Magnifico” recitava soprattutto in produzioni italiane. Dopo Moderato Cantibile di Peter Brook, ispirato al romanzo di Marguerite Duras, è apparso successivamente in cavalla Matto di Renato Castellani poi di La Viccia di Luigi Bolognini in cui recitava al fianco di Claudia Cardinale.

La Mostra del Cinema di Venezia gli ha reso omaggio

Il mondo ricorda l’azione leggendaria compiuta dallo stesso Jean-Paul Belmondo. Tra questi, un volo su Venezia sospeso in elicottero per un film franco-italiano Guignolo di Georges Lautner prodotto nel 1980. Una scena che fa riferimento alla città dei Dogi e al suo leggendario festival del cinema. Perché dopo una carriera che ha ricevuto la Palma d’Oro a Cannes nel 2011, la Mostra del Cinema di Venezia ha seguito l’esempio e ha assegnato a Bebel nel 2016 il Leone d’oro alla carriera, consegnato direttamente all’attrice francese Sophie Marceau. A 83 anni e indebolito da un ictus, era ancora in piedi quando la grande sala del Palais du cinéma gli ha tributato una lunga, bellissima ovazione.

Mentre Venezia ospita attualmente la 78esima Mostra del Cinema, la Mostra ha reso omaggio all’attore francese in un tweet pubblicato poche ore dopo l’annuncio della sua morte ricordando: “Tremenda ammirazione [pour] Jean-Paul Belmondo, icona del cinema e eccezionale interprete dello spirito della modernità New Wave. »
E proprio Rai Movie ha annunciato la proiezione del film franco-italiano martedì pomeriggio Borsalino di Jacques Deray prodotto nel 1970. Jean-Paul Belmondo è stato associato per la prima volta sullo schermo ad Alain Delon. I due uomini condivisero l’apice del cinema francese per più di 50 anni. L’amicizia delle due leggende si basava anche sul loro amore per l’Italia, ricambiato dagli italiani.

Jacqueline Andrus

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